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La decarbonizzazione come strategia di crescita nel settore chimico

Tempo di Lettura: 8 mins

Perché la decarbonizzazione non è un compromesso, ma un percorso verso una maggiore competitività

Decarbonization as a growth strategy in the chemical sector

In breve:

  • Con la sua massiccia impronta ambientale, il settore chimico rappresenta un attore ad alto impatto nella transizione verso la decarbonizzazione, soprattutto per quanto riguarda le emissioni Scope 3.
  • I processi di sourcing si stanno affermando come leva strategica in grado di ridurre le emissioni in modo più rapido ed economico, puntando su fornitori e materiali ad alto impatto.
  • Collaborare con fornitori strategici per ridurre le emissioni non solo migliora le performance, ma crea anche quel tipo di fiducia che rende possibile l’innovazione futura e la condivisione del rischio.
  • L’integrazione dei dati sulle emissioni di carbonio nelle decisioni di approvvigionamento aiuta le aziende a gestire l’esposizione a regimi di tariffazione del carbonio sempre più rigidi, tra cui il sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE (ETS) e l’imminente entrata in vigore del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM).
  • Il passaggio a materie prime rinnovabili come la biomassa, le alghe e i rifiuti agricoli è sempre più praticabile dal punto di vista commerciale e necessario in termini strategici.
  • La gestione congiunta a monte delle emissioni e dei rischi legati alla natura rafforza la resilienza della supply chain, tutela i margini e apre prospettive di successo a lungo termine per le aziende.

L’industria chimica, che coinvolge pressoché ogni prodotto e settore, gioca un ruolo fondamentale nell’economia globale, dall’agricoltura ai prodotti farmaceutici, dalla mobilità, all’elettronica e all’edilizia. Ma questa portata ha un costo, che si traduce in un’impronta ambientale significativa, in gran parte integrata in supply chain complesse e tentacolari.

Per anni, la decarbonizzazione nel settore è stata vista come una necessità costosa, come un compromesso tra responsabilità ambientale e fattibilità economica. Oggi, questo punto di vista viene messo in discussione. Sempre più aziende chimiche stanno dimostrando che la riduzione delle emissioni non è solo una questione di conformità, ma una leva strategica per migliorare l’efficienza, gestire i rischi e creare valore aziendale a lungo termine. Se attuata correttamente, può anche ridurre i costi di approvvigionamento, migliorare la sicurezza delle forniture e tutelare l’operatività futura dall’inasprimento normativo.

Dalla conformità al vantaggio competitivo

Sebbene molte aziende chimiche abbiano compiuto progressi nella decarbonizzazione delle loro operazioni dirette, le emissioni Scope 3, dalle materie prime a monte all’uso dei prodotti a valle, rappresentano ancora gran parte dell’impronta climatica del settore. Le emissioni a monte del settore chimico sono generate principalmente da materie prime di origine fossile come nafta e gas naturale, insieme alle emissioni di gas serra prodotte da altre sostanze chimiche, beni di consumo, trasporti e altre attività di fornitura precedenti alla produzione. La riduzione di queste emissioni di gas serra richiede un intervento diretto nella supply chain, a cominciare dai fornitori e dai materiali che hanno il maggiore impatto climatico.

Per le aziende chimiche, ciò rende la decarbonizzazione a monte una delle leve più efficaci nonché necessarie per compiere progressi significativi. Queste emissioni sono profondamente radicate nelle complesse supply chain globali che dipendono da derivati petrolchimici, materie prime agricole e altri fattori di produzione ad alta intensità di carbonio.

In tutta risposta, le aziende leader stanno ripensando il loro modus operandi e il sourcing si sta affermando come leva decisiva per promuovere il progresso. Integrando il tema delle emissioni nelle decisioni legate all’ approvvigionamento, dai solventi ai contratti con i fornitori, queste aziende stanno intervenendo sui punti in cui carbonio e costi convergono. Alcune stanno riprogettando le proprie supply chain concentrandosi sulle categorie più importanti (come le materie prime fossili, i catalizzatori e i servizi di terzi) per ridurre le emissioni, tagliare i costi, gestire la volatilità dei prezzi e garantire l’accesso ai materiali essenziali in un mercato sempre più sotto pressione.

L’integrazione dei dati sulle emissioni di carbonio nelle decisioni in materia di approvvigionamento offre alle imprese una visione più chiara delle loro emissioni Scope 3 e della loro esposizione a regimi di prezzi del carbonio sempre più rigidi, come il sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE (ETS) e l’imminente entrata in vigore di Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM). Ciò consente un intervento tempestivo, ad esempio riducendo le emissioni della supply chain per evitare un aumento dei costi di adeguamento all’aumento dei prezzi del carbonio.

Per sostenere questo cambiamento, Quantis e Inverto hanno collaborato per aiutare le aziende chimiche ad adottare un approccio più strategico all’approvvigionamento. Unendo una profonda competenza in materia di approvvigionamento a un’analisi del carbonio basata su criteri scientifici, l’obiettivo è aiutare le aziende a prendere decisioni che riducano le emissioni aumentando la resilienza, senza compromettere i costi o la competitività.

Estendere l’impatto a tutto lo Scope 3

Pochi settori hanno un’impronta dovuta alle emissioni di Scope 3 tanto complessa, o ricca di opportunità, quanto quello chimico.

Le aziende più efficienti stanno concentrando i loro sforzi dove possono generare il maggiore impatto, misurando l’impronta di carbonio delle materie prime e dei processi produttivi per individuare fattori di produzione ad alta emissione come l’etilene o l’ammoniaca. Stanno inoltre passando a materie prime rinnovabili, in una transizione dai combustibili fossili alle risorse rinnovabili come biomassa, alghe e rifiuti agricoli, che sono sempre più utilizzabili su scala commerciale.

Queste strategie garantiscono rendimenti rapidi e misurabili, riducendo le emissioni e rafforzando al tempo stesso la performance finanziaria.

Per mantenere questo slancio ed aumentare l’impatto, le aziende stanno integrando la sostenibilità nelle politiche di approvvigionamento e nei criteri di valutazione dei fornitori. Quelle che registrano i progressi più rapidi stanno allineando l’approvvigionamento a leve di decarbonizzazione ad alto impatto come l’efficienza energetica, la circolarità e le energie rinnovabili. Molte di queste leve sono mature, convenienti e pronte all’implementazione, il che le rende alla portata di chi vuole ridurre le emissioni e allo stesso tempo registrare un guadagno economico.

Dal carbonio alla natura: la posta in gioco per il settore chimico

Molti dei punti critici della supply chain che determinano le emissioni, come l’uso del suolo, l’intensità idrica e l’approvvigionamento di materie prime, comportano anche significativi rischi legati alla natura. Affrontare queste problematiche da una prospettiva incentrata sul carbonio spesso comporta benefici sia per la biodiversità che per la resilienza degli ecosistemi, allineando obiettivi climatici e ambientali in uno sforzo congiunto.

Prendiamo ad esempio l’acqua, un fattore operativo fondamentale per l’industria chimica. Secondo CDC Biodiversité, circa il 70% della dipendenza del settore dagli ecosistemi è legata all’uso delle acque di superficie e sotterranee, in particolare nei processi di cracking catalitico e distillazione. Nelle regioni costrette ad affrontare uno stress idrico, le soluzioni basate sulla natura, come i sistemi di fitodepurazione o le pratiche di approvvigionamento rigenerativo, offrono non solo vantaggi ambientali, ma anche continuità operativa e risparmi sui costi.

Se integrati nelle strategie di approvvigionamento, questi approcci rientrano in una serie più ampia di leve applicabili dalle aziende, dalla ridefinizione delle specifiche al passaggio a fattori di produzione biologici nonché a partnership con fornitori a minore impatto. Questi interventi, oltre a ridurre le emissioni, aumentano la resilienza ai rischi legati alla natura, migliorano l’allineamento normativo e consolidano la legittimità sociale a operare.

Il cammino dell’industria chimica

Il percorso verso la decarbonizzazione nel settore chimico è complesso, ma si sta rivelando un catalizzatore per modelli di business più forti e resilienti.

Le aziende che considerano le emissioni un indicatore strategico di performance, e non solo un parametro di conformità, adottano nuove strategie per ridurre i rischi e rafforzare i rapporti con i fornitori. Così facendo non si limitano a ridurre i rischi, ma snelliscono le operazioni e instaurano relazioni più profonde con i fornitori, creando la fiducia necessaria all’innovazione e alla condivisione dei rischi futuri.

Inoltre, molti hotspot climatici influenzano anche l’esposizione ai rischi legati alla natura. Affrontarli in modo congiunto aumenta la credibilità e la resilienza delle strategie di sostenibilità aziendale.

La decarbonizzazione non si limita al soddisfare un criterio, ma si traduce nel ripensare il modo in cui le aziende acquistano, instaurano relazioni con i fornitori e allineano le scelte di prodotto a metriche di performance orientate al futuro. La sostenibilità non è “nice to have”. Sta diventando la base operativa, competitiva e di crescita dell’industria chimica in un mondo soggetto a vincoli climatici sempre più stringenti. Le aziende che si muovono ora non si limitano ad adempiere ad obblighi normativi, ma stanno costruendo il futuro del settore.

Scopri come Quantis aiuta le aziende chimiche a ridurre le emissioni, ripensare le politiche di sourcing e stare al passo con le mutevoli pressioni di mercato e normative.

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