Il Parlamento europeo ha adottato un ambizioso regolamento volto ad arrestare il declino degli ecosistemi a rischio.
Questa legislazione segna un importante punto di svolta nelle politiche ambientali dell’UE e preannuncia ripercussioni significative sulle imprese nei prossimi anni.
Il 27 febbraio 2024 è stato raggiunto un traguardo importante nella lotta per la salvaguardia della biodiversità in Europa. Il Parlamento europeo ha adottato un ambizioso regolamento volto ad arrestare il declino degli ecosistemi. Questa legislazione segna un importante punto di svolta nelle politiche ambientali dell’Unione Europea (UE) e preannuncia ripercussioni significative sulle imprese nei prossimi mesi, e anni. Il testo adottato impone agli Stati membri dell’UE di attuare misure di ripristino sul 20% delle aree terrestri e marine dell’Unione entro il 2030, con priorità inserite in Rete Natura 2000. Queste misure, integrate nell’ambito del Patto verde europeo, mirano a ripristinare il 100% dei terreni degradati entro il 2050, con un obiettivo intermedio del 20% entro il 2030. Il nuovo regolamento rappresenta un importante punto di svolta per le imprese, specialmente per quelle operanti nei settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, dello sviluppo immobiliare e delle infrastrutture (come energia e telecomunicazioni). Tali imprese potrebbero dover realizzare interventi specifici volti a ripristinare gli habitat naturali e gli ecosistemi da esse alterati, il che segnerebbe un cambiamento cruciale nel modo in cui questi settori dovranno gestire il proprio impatto sull’ambiente.
Come imprese dovranno rispondere a questa nuova sfida normativa?
I requisiti imposti da questa proposta vanno oltre semplici vincoli normativi per le imprese europee. Segnano l’inizio di un’epoca in cui la conservazione della biodiversità diventa un imperativo imprescindibile e richiedono agli attori economici un deciso cambio di rotta delle loro pratiche e strategie. Di fronte a questo contesto, le imprese devono prepararsi attraverso cambiamenti fondamentali, che ridefiniranno il loro modus operandi e il loro rapporto con la natura. Ecco come:
- Costi di adeguamento e investimenti aggiuntivi: Le imprese dovranno investire in pratiche di gestione sostenibile dell’ambiente e di ripristino degli ecosistemi. Questo potrebbe comportare elevati costi iniziali sul piano della conformità, in particolare per le imprese che operano nelle zone in cui gli habitat naturali sono degradati. Il settore finanziario giocherà pertanto un ruolo cruciale nel sostenere la transizione e i relativi investimenti.
- Cambiamenti nelle pratiche agricole e adattamento dei modelli economici: Gli agricoltori, come gli operatori di altri settori economici, dovranno far fronte a crescenti richieste in materia di conservazione del suolo e di tutela della biodiversità, al fine di allinearsi agli obiettivi di ripristino della natura. Quest’esigenza richiederà una revisione e un adeguamento dei modelli economici. Il nuovo regolamento potrebbe, inoltre, imporre restrizioni su alcune attività economiche nelle aree destinate al ripristino della natura e limitare così le possibilità di sviluppo in alcune aree o modificare le condizioni in cui sarà possibile svolgere alcune attività, ad esempio la costruzione di nuovi hotel o parchi eolici.
- Opportunità economiche nel ripristino della natura: D’altra parte, il regolamento potrebbe anche creare nuove opportunità economiche per le imprese specializzate nel ripristino della natura e nella gestione degli ecosistemi. Le imprese innovative, che offrono soluzioni tecnologiche e servizi di recupero ambientale, potrebbero trarre vantaggio dalla crescente domanda da parte di enti pubblici e imprese che intendono conformarsi alle nuove normative. Inoltre, un maggiore impegno a favore del ripristino degli habitat naturali ridurrà in modo significativo i rischi legati alla natura per tutte le imprese, tra cui il calo dei rendimenti agricoli dovuto a impoverimento del suolo, il collasso delle popolazioni di impollinatori e di specie ausiliarie delle colture, le inondazioni e le carenze idriche. Le aziende che investono nel recupero della natura diventeranno più resilienti ai cambiamenti climatici. Potranno contribuire, tra le altre cose, al ripristino degli habitat naturali, con una migliore gestione delle risorse idriche, riduzione dell’erosione del suolo e il controllo di specie nocive e parassiti.
- Maggiore pressione da parte degli stakeholder e dei consumatori: Le imprese saranno sottoposte a una pressione crescente da parte di tutti gli stakeholder, quali investitori, ONG, consumatori, affinché adottino pratiche commerciali sostenibili e contribuiscano alla conservazione della biodiversità. Le imprese che non riusciranno a conformarsi al regolamento subiranno ripercussioni in termini di reputazione e di accesso ai mercati.
Quali raccomandazioni per la rigenerazione e il ripristino della natura?
Se vogliamo invertire la tendenza della perdita di biodiversità e salvaguardare i servizi essenziali, che sostengono la nostra economia e la vita umana, quali l’approvvigionamento idrico, la fertilità del suolo, le risorse naturali e il ciclo dei nutrienti, è fondamentale adottare pratiche di conservazione e ripristino degli ecosistemi in chiave ecologica. Questi servizi ecosistemici costituiscono le basi del nostro benessere e della nostra prosperità, pertanto la loro protezione non solo rappresenta un imperativo ambientale, ma anche un imperativo economico e sociale. Per contrastare in modo efficace il declino della biodiversità, le imprese devono impegnarsi in una serie di azioni che vanno dalla conservazione (evitare e ridurre), al ripristino e alla rigenerazione. Tutto questo, in un contesto normativo in continua evoluzione. Per ripristinare con successo gli ecosistemi degradati, occorre adottare un approccio olistico e sistemico ed è richiesta pianificazione, un’implementazione adattiva e una collaborazione a tutti i livelli. Ecco alcune raccomandazioni per attuare azioni di ripristino efficaci:
- Un approccio basato sulla scienza: Prima di avviare interventi di ripristino, occorre valutare lo stato attuale dell’ecosistema in modo da comprendere gli impatti, le specie colpite e i processi ecologici compromessi.
- Obiettivi chiari e misurabili: Stabilire obiettivi di recupero che siano specifici, misurabili, realizzabili, pertinenti e con scadenze precise (SMART), sulla base di dati scientifici e parametri di riferimento.
- Ripristino degli habitat naturali: Dare priorità al ripristino degli habitat più deteriorati o più importanti per la biodiversità e per i servizi ecosistemici, ad esempio le zone paludose.
- Reintroduzione di specie endemiche: In alcuni casi, per ristabilire gli equilibri ecologici può essere necessaria la reintroduzione di specie endemiche scomparse dall’ecosistema, ad esempio i predatori delle catene alimentari.
- Lotta contro le specie invasive: Identificare e controllare le specie invasive che minacciano gli ecosistemi locali.
- Gestione e monitoraggio a lungo termine: Stabilire un programma di monitoraggio per valutare i progressi del ripristino rispetto agli obiettivi stabiliti e per consentire eventuali adattamenti nel corso del tempo.
- Coinvolgimento degli Stakeholder (engagement): Coinvolgere negli interventi di ripristino le comunità locali, le ONG, le imprese e altre parti interessate, per garantirsi il loro sostegno e la loro partecipazione.
- Condivisione della conoscenza: Incoraggiare la condivisione di esperienze, successi e fallimenti per migliorare le pratiche di recupero.
Il nuovo regolamento sul ripristino della natura adottato dal Parlamento europeo non solo mira ad arrestare la perdita di biodiversità, ma anche a promuovere la resilienza degli ecosistemi e la loro capacità di fornire servizi ecosistemici essenziali. Man mano che gli Stati membri inizieranno ad attuare le misure di ripristino necessarie, le imprese dovranno adattarsi all’evoluzione del contesto normativo e cogliere le opportunità offerte dalla transizione verso un’economia più rispettosa della natura. In definitiva, il ripristino degli ecosistemi costituisce non solo una sfida, ma anche un’opportunità di agire insieme alla natura per la natura e rappresenta un’importante fonte di innovazione per le imprese europee.
“Il ripristino della natura rappresenta non solo una sfida per le imprese, ma soprattutto un’opportunità per ridefinire il nostro rapporto con l’ambiente e costruire un futuro più sostenibile per tutti”.
Elsa Maurice, Nature Lead presso Quantis Francia
CONTRIBUTI
+ Alain Vidal, Consulente Senior, Biodiversità + Agricoltura rigenerativa
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