Raccogliere le sfide del pianeta: 4 modi per promuovere la resilienza ambientale e aziendale

Comprendere l’importanza di concepire la sostenibilità in senso olistico può essere facile; agire di conseguenza è tutt’altra storia.
Ecco quattro principi fondamentali che collegano il framework dei planetary boundaries alla strategia e alle performance aziendali.

In breve:

  • Il framework dei planetary boundaries fornisce una tabella di marcia per la sostenibilità con approccio olistico, permettendo alle aziende di individuare e dare la priorità agli ambiti di  maggior rischio ambientale.
  • Promuovendo una cultura di gestione responsabile delle risorse ambientali, le aziende possono integrare gli obiettivi di sostenibilità in tutte le funzioni aziendali.
  • Accogliere un modello di economia circolare, abbandonare pratiche obsolete e investire in alternative sostenibili favorirà la sostenibilità ambientale ed economica a lungo termine.
  • La collaborazione con i fornitori, in questa prospettiva, è vitale per trasformare le supply chain, promuovere la trasparenza e garantire l’impegno verso obiettivi di sostenibilità.

Il benessere del nostro pianeta richiede un’attenzione immediata e ci si aspetta che le aziende promuovano sforzi ambiziosi per risanarlo. Le aspettative si traducono in opportunità, poiché le aziende possono basarsi altresì su un business case chiaro che le chiama ad occuparsi di sostenibilità. Le imprese, in quanto motore di innovazione e progresso, sono in una posizione unica per orientare l’economia verso l’allineamento con i limiti della Terra (Planetary Boundaries). Eppure il percorso per agire nel rispetto dei planetary boundaries può apparire complesso, specie se si considerano tutte le incertezze e le complessità della sostenibilità ambientale.

Il framework aggiornato dei planetary boundaries rivela che l’agire umano ha causato il superamento di sei confini su nove, il che ci riporta bruscamente alla necessità di mitigare lo sfruttamento eccessivo delle risorse limitate della Terra. Tuttavia, questo quadro ci offre anche un barlume di speranza, poiché fornisce una chiara tabella di marcia per intraprendere un’azione collettiva e correttiva. Dando priorità alla sostenibilità olistica, le aziende hanno la possibilità di adattarsi ad un ambiente in continua evoluzione e incorporare la resilienza nella loro catena del valore, garantendo così la sostenibilità sul lungo periodo.

Ecco quattro azioni chiave che le aziende devono compiere per operare entro i planetary boundaries:

1) Comprendere le dipendenze da e gli impatti su la Natura (+ i rischi e le opportunità associati) lungo tutta la catena del valore.

Il fondamento della sostenibilità risiede in una profonda comprensione delle dipendenze dalle risorse naturali e degli impatti sulla Natura insiti nelle operation della propria azienda. Dall’approvvigionamento delle materie prime ai processi produttivi, alla distribuzione e all’utilizzo dei prodotti, le aziende si affidano a servizi ecosistemici in ogni fase della catena del valore. Un classico passo falso avviene quando queste concentrano gli sforzi di sostenibilità esclusivamente sulle operation di maggior volume anziché tenere conto dei passaggi della catena del valore che possono comportare un forte impatto ambientale.

Le aziende devono perciò chiedersi: la mia attuale strategia di sostenibilità tiene conto di tutti i temi legati alla Natura, concentrandosi sulle aree che rendono l’azienda più vulnerabile alle minacce ambientali? Si può iniziare conducendo una solida valutazione dell’impatto e delle dipendenze ambientali, per identificare i rischi e le opportunità connessi alle operations in essere. Ciò va ben oltre le emissioni di carbonio e si addentra nella complessità del consumo di acqua ed energia, della perdita di biodiversità, dell’uso e del degrado del territorio. Partendo dalla comprensione di queste dipendenze, sarà possibile mitigare i rischi e al contempo battere nuovi percorsi tesi all’innovazione e all’efficienza. Ad esempio, un’azienda cosmetica può concentrare i propri sforzi sull’impatto del packaging o degli ingredienti utilizzati in volume elevato, per poi scoprire che alcuni ingredienti impiegati in volume inferiore equivalgono a una parte consistente del carico ambientale e costituiscono una dipendenza significativa, rappresentando pertanto un potenziale rischio finanziario per l’azienda. Pur potendo certamente fare progressi con la sua strategia originaria, l’azienda si esporrebbe a notevoli rischi non affrontando i suoi principali punti caldi in ambito ambientale.

Dipendenze e impatti elevati possono essere associati a rischi fisici o di transizione consistenti, che si traducono in un potenziale aumento dei costi operativi o nella perdita di quote di mercato. Spesso la parte più impegnativa non è solo l’identificazione degli hotspot lungo la catena del valore, ma anche la capacità di destreggiarsi tra i vari indicatori e articolarli in un piano d’azione coerente, senza disperdere troppe energie su indicatori non cruciali per le attività specifiche dell’azienda.

2) Spronare le altre funzioni aziendali ad abbracciare una gestione ambientale responsabile.

I team di sostenibilità operano spesso come funzioni satellite, con strategie e piani d’azione che non sono completamente integrati nell’azienda nel suo complesso. Lasciare a un solo team l’onere di gestire la trasformazione sostenibile dell’attività di un’intera società è un’impresa titanica e poco realistica, specie se quel team è isolato dal resto dell’azienda. I team di sostenibilità potrebbero non conoscere a fondo le realtà operative di ogni reparto, il che rende ancora più difficile fissare obiettivi pertinenti.

Per mettere in atto una trasformazione aziendale riuscita e sostenibile, gli approfondimenti e i dati sulla sostenibilità devono essere integrati in tutto il tessuto aziendale, non solo in seno ai team di sostenibilità. I dirigenti al vertice, quelli di alto livello e quelli di medio livello responsabili delle funzioni chiave, come ricerca e sviluppo o approvvigionamento e marketing, devono essere in grado di utilizzare le informazioni fornite dal team di sostenibilità per mettere in atto cambiamenti nei propri reparti.

Affinché il cambiamento possa attecchire davvero, è necessario adottare meccanismi e incentivi specifici per garantire che i responsabili dei reparti agiscano in base a tali informazioni, oltre alle loro consuete priorità. Ogni reparto dell’azienda, dallo sviluppo del prodotto al marketing, dovrebbe essere incaricato di stabilire obiettivi di sostenibilità in linea con le più ampie finalità aziendali. Tale collaborazione potrebbe profilarsi così:

  • Marketing: lancio di una campagna di coinvolgimento dei consumatori incentrata sulla sensibilizzazione e sull’incentivazione di comportamenti sostenibili.
  • Operations: analisi dei rischi operativi legati all’ambiente e raccolta spunti su possibili certificazioni;
  • Finance: collaborazione con il team di sostenibilità per anticipare il contesto normativo, valutare il potenziale impatto finanziario dei rischi operativi e soddisfare le aspettative degli investitori in materia di sostenibilità.
  • Acquisti: gestione dei rischi fisici e di transizione associati alla gamma di materie prime o prodotti di un’azienda per garantire la continuità delle forniture.

Questo tipo di cambiamento organizzativo richiede una chiara visione della sostenibilità, in cui gli obiettivi siano integrati nel processo decisionale a ogni livello. Creando obiettivi rilevanti per ciascun reparto, coloro che non fanno parte del team di sostenibilità potranno capire come contribuire alla strategia complessiva, creando una forte cultura della sostenibilità. Questo switch culturale può aiutare le aziende a vedere progressi concreti nei loro sforzi verso la sostenibilità e contribuire a generare un maggiore valore aziendale.

3) Dimenticare le filosofie aziendali desuete, non sono in linea con un panorama in continua evoluzione.

A causa del sovraconsumo e del depauperamento della Natura e dei servizi ecosistemici, molte aziende hanno finito per utilizzare ancora più risorse naturali come l’acqua, che degradano ulteriormente la terra da cui provengono per ottenere raccolti di pari volume, generando così un ulteriore deperimento e una riduzione progressiva della qualità. In ultima analisi, ciò si traduce in un prodotto qualitativamente inferiore a un prezzo più elevato. Le aziende dovrebbero investire più tempo, denaro e risorse per mantenere la qualità dei prodotti, il che semplicemente non è sostenibile a lungo termine, sia dal punto di vista ambientale che da quello economico.

Le aziende devono abbandonare le pratiche take-make-waste dell’economia lineare, che non consentono all’attività di prosperare in un’economia planetaria. Il passaggio ad approcci più circolari e rigenerativi richiede un cambiamento di mentalità fondamentale. Un modello di economia circolare implica la minimizzazione degli sprechi mantenendo le risorse in uso il più a lungo possibile, estraendone il massimo valore e recuperando e rigenerando in modo responsabile prodotti e materiali al termine del loro ciclo vitale.

Investire nella ricerca e nello sviluppo di alternative sostenibili alle pratiche attuali è un modo per svincolarsi dai modelli di business convenzionali. Le aziende possono partire dal rivalutare i loro processi di approvvigionamento e dal costruire relazioni più solide con i fornitori che aderiscono ai principi dell’economia circolare. Ciò prevede l’approvvigionamento di materiali facilmente riciclabili e la promozione di sistemi a circuito chiuso. Ma anche esplorare materiali di imballaggio alternativi, adottare processi di produzione innovativi o ripensare il ciclo di vita dei prodotti. Inoltre, abbracciare i progressi tecnologici e digitalizzare le operation aziendali può ottimizzare l’uso delle risorse e migliorare l’efficienza complessiva.

4) Collaborare con i fornitori per trasformare le supply chain.

La trasformazione sostenibile non può essere raggiunta in modo isolato. Azionisti, consumatori e fornitori sono stakeholder su cui le aziende fanno affidamento per portare avanti i propri obiettivi di sostenibilità, soprattutto perché, per molte catene del valore, gli impatti sulla Natura esulano dalle attività commerciali dirette.

I fornitori sono stakeholder essenziali e collaborare con loro è di primaria importanza per trasformare le supply chain. Una volta che un’azienda avrà tracciato la mappa dei suoi fornitori, la conduzione di un audit approfondito e l’identificazione delle loro iniziative di sostenibilità potranno far emergere opportunità di miglioramento e promozione dell’impegno collettivo. È essenziale avviare un dialogo trasparente con i propri fornitori, incoraggiandoli ad adottare processi di approvvigionamento, manodopera e produzione sostenibili. È assai probabile che ciò richieda anche un sostegno finanziario di qualche tipo, sia esso l’offerta di premi o il finanziamento di programmi di formazione per i fornitori sulle best practice da adottare.


Operare entro i planetary boundaries tutela l’ambiente e l’umanità, generando al contempo vantaggi tangibili per le imprese. Le aziende che danno priorità alla sostenibilità possono rendere la propria attività a prova di futuro tutelandola da potenziali sconvolgimenti ambientali e garantendone in questo modo la resilienza a lungo termine e la competitività sul mercato. Ciò, oggi, ha senso anche da un punto di vista economico: integrare la sostenibilità nelle operations aziendali può rappresentare una mossa promozionale, mitigare i rischi normativi e aumentare la fiducia degli stakeholder tra fornitori, investitori e consumatori.

Questi principi forniscono alle aziende una tabella di marcia per acclimatarsi e prosperare entro i limiti delle risorse del nostro pianeta. Adottando le giuste misure per affrontare i loro impatti, le aziende possono mitigare i rischi ambientali e sbloccare la trasformazione in termini di sostenibilità.

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