Quantis presenta le 10 parole della sostenibilità per il 2024

Cosa si intende per mitigazione? Qual è la differenza tra adattamento e resilienza, nel contesto della comunicazione di sostenibilità? Che livello di articolazione sottendono queste espressioni, anche nella prospettiva dell’imminente COP28?

Cosa si intende per mitigazione? Qual è la differenza tra adattamento e resilienza, nel contesto della comunicazione di sostenibilità? Che livello di articolazione sottendono queste espressioni, anche nella prospettiva dell’imminente COP28?

Milano, 29 novembre 2023  Quantis, società leader per la consulenza ambientale, ha individuato in 10 concetti chiave i temi del dibattito quotidiano rispetto alla sostenibilità, che saranno centrali anche nel 2024. Simone Pedrazzini, direttore di Quantis Italia, spiega perché: “Abbiamo redatto un glossario che punta ad essere un vademecum per comprendere la portata degli impegni che i Governi, le aziende e le organizzazioni hanno sottoscritto. Vincoli che ci legano al nostro Pianeta e che, nella direzione della trasformazione sostenibile e dell’integrazione della dimensione sociale, ci ricordano il legame con l’intera comunità umana e con le generazioni future. Il lessico della sostenibilità risulta tanto più complesso quanto più, oltre al climate change, diventa evidente l’impronta dell’attività umana sull’ambiente in cui viviamo, rispetto ai nove i limiti planetari”.

1. Circolarità

Con circolarità si intende un quadro di soluzioni sistemiche che prende le mosse da tre principi: eliminare i rifiuti e l’inquinamento, re-immettere in circolo prodotti e materiali e usare materiali e fonte energetiche rinnovabili. La transizione verso un’economia circolare comporta il disaccoppiamento dell’attività economica dal consumo delle risorse limitate nel pianeta.

Il paradigma economico fino ad ora dominante è stato lineare, ovvero “prendi, produci, getta”: le materie prime vengono estratte dall’ambiente, i beni prodotti utilizzati – anche per brevi periodi – e scartati come rifiuti senza ulteriore utilizzo, né valorizzazione del “fine vita”. Nell’economia circolare i prodotti a fine vita vengono riutilizzati o rigenerati o, ove non possibile, disassemblati e i materiali di cui sono fatti riciclati e re-immessi nel ciclo produttivo.

A lungo termine questo si tradurrà nella generazione di opportunità commerciali ed economiche, fornirà benefici ambientali e sociali e favorirà la resilienza rispetto anche al cambiamento climatico, ponendosi come alternativa al modello lineare.

2. Approccio del ciclo di vita e Approccio sistemico

Ciò che distingue un approccio circolare da un approccio lineare è una visione sistemica, ovvero del ciclo di vita di ogni prodotto. Prendere in considerazione i flussi di risorse e gli impatti ambientali associati a un prodotto lungo tutta la catena del valore – dalle fasi dall’acquisizione delle materie prime, alla lavorazione, distribuzione, uso e processi di fine vita, fino agli impatti correlati –  determina che per ogni prodotto o servizio venga raccolto un ampio spettro di informazioni ambientali rilevanti, rispetto alla variazione di capitale naturale legata al bene. Tutto ciò spinge alla presa di consapevolezza ed all’azione.

3. Capitale Naturale

Con capitale naturale si intende lo stock di risorse naturali rinnovabili e non rinnovabili sulla terra – ad esempio piante, animali, aria, acqua, suolo, minerali – che si combinano per produrre un flusso di benefici o “servizi” alle persone (cfr. Atkinson e Pearce 1995; Jansson et al. 1994).

4. Servizi ecosistemici

I servizi ecosistemici (“ecosystem services”) sono quei servizi che i sistemi naturali generano a favore dell’uomo: secondo la definizione proposta dal MEA – Millennium Ecosystem Assessment, i servizi ecosistemici sono i “molteplici benefici forniti dagli ecosistemi al genere umano” (MEA, 2005).

I Servizi Ecosistemici possono essere raggruppati in 3 categorie principali, alla cui base ci sono i servizi di supporto alla vita, cioè i servizi essenziali per garantire gli altri. Nello specifico:

  • regolazione del clima, delle acque e suolo (ad esempio per la prevenzione del dissesto idrogeologico), l’impollinazione, la presenza di habitat per la biodiversità;
  • approvvigionamento di cibo, materie prime e acqua dolce;
  • servizi culturali, estetici, ricreativi, educativi, spirituali, artistici, identitari.

5. Water Risk Assessment

Un’analisi che considera i potenziali rischi legati all’acqua, in termini qualitativi e quantitativi, e ne valuta impatti e dipendenze per individui, aziende e società, considerando la disponibilità e la qualità dell’acqua, gli eventi meteorologici estremi e l’accesso all’acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari. Un’analisi che approfondisce e completa quella della Water Footprint, ovvero il totale dell’acqua dolce utilizzata/necessaria durante la vita da un bene o servizio.

Acronimo utilizzato su scala internazionale per riferirsi all’area di impegno combinato volta ad affrontare i bisogni idrici fondamentali dell’uomo e i diritti di ognuno relativi all’accesso ed alla sicurezza della risorsa idrica. Con WASH si intende la fornitura di acqua potabile sicura, servizi igienico-sanitari adeguati ed educazione all’igiene, per combattere le malattie in particolare legate all’acqua.

7 . Land Use Change

Significa conversione di una parte di terreno da uno scopo ad un altro.  Quando queste conversioni prevedono il passaggio da sistemi in grado di immagazzinare carbonio a sistemi che ne possono immagazzinare meno, o che addirittura ne rilasciano più di quello che assorbono, si ha un’emissione netta di gas serra. Uno dei casi più comuni, che è anche una delle principali fonti di emissioni di gas ad effetto serra di origine antropica, è la deforestazione praticata per creare nuove aree da destinare ad agricoltura e allevamento.

8. Mitigazione (interventi di)

Azioni volte a ridurre le emissioni o potenziare i pozzi di assorbimento dei gas serra al fine di ridurre il rischio climatico. Si qualificano come interventi di mitigazione l’uso più efficiente dei combustibili fossili nei processi industriali o il passaggio dai combustibili fossili alle fonti di energia rinnovabile.

9. Adattamento e resilienza

Nel contesto del rapporto dell’uomo con il cambiamento climatico, l’adattamento si riferisce al modo in cui gli esseri umani possono modellare il proprio comportamento per far fronte agli impatti dei cambiamenti climatici già in corso.

La resilienza è la capacità delle catene del valore di adattarsi, resistere o evitare l’impatto di un’interruzione o di una perturbazione legate non solo ai cambiamenti climatici, ma anche a tematiche di mercato quali concorrenza inaspettata o cambiamenti nei comportamenti dei clienti.

Adattamento e resilienza sono termini usati spesso in modo intercambiabile nelle comunicazioni di sostenibilità. Sono concetti complementari. L’adattamento si riferisce al cambiamento di qualcosa per adattarsi a un nuovo ambiente; la resilienza, invece, è la capacità di anticipare shock futuri e riprendersi dai potenziali impatti.

Nel contesto della sostenibilità, l’adattamento può aiutare a costruire la resilienza aziendale di fronte all’incertezza ambientale. Adottando una strategia di sostenibilità olistica e trasformativa a lungo termine, le aziende e le società possono sia mitigare i rischi attuali sia prepararsi meglio per il futuro.

10. Governance: COP, Accordi di Parigi, Global Stocktake

La Conferenza annuale delle Parti (COP) riunisce i 197 Paesi che hanno ratificato la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). La prima Conferenza delle Parti si è tenuta a Berlino nel 1995; la 28esima COP inizierà domani a Dubai.

Per la prima volta quest’anno, a Dubai, si discuterà il Global Stocktake, ovvero una valutazione da parte degli Stati rispetto ai progressi compiuti verso gli obiettivi fissati nell’accordo di Parigi e verrà tracciata una linea d’azione. Questo “bilancio globale” rappresenta un punto di svolta che consentirà ai Paesi di verificare collettivamente i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di Parigi. La logica sottesa è quella dell’inventario. Ovvero, a Dubai, si esamineranno il sostegno dato e i risultati in materia di azione climatica, per identificare eventuali punti deboli e lavorare insieme per concordare percorsi di soluzione (fino al 2030 e oltre).

L’accordo di Parigi, adottato durante la COP 21 tenutasi a Parigi nel 2015 ed è entrato in vigore l’anno successivo, è un trattato vincolante, a livello globale, sul cambiamento climatico che ha sancito l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a un livello significativamente inferiore a 2 gradi Celsius, se possibile attestandosi su +1,5°, rispetto ai livelli preindustriali.

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