Il rapporto tra Fashion e Natura deve trasformarsi: la Natura fornisce le risorse che sostengono il settore e, in cambio, quest’ultimo deve adottare misure volte a proteggere e rigenerare gli ecosistemi.
In breve:
- Fashion e Natura sono in stretta interdipendenza, soprattutto negli ambiti della biodiversità, delle risorse idriche e dell’utilizzo del suolo. Tuttavia, il passaggio da un rapporto di estrazione ad uno di reciprocità tra il comparto moda e gli ecosistemi non sta avvenendo abbastanza rapidamente.
- Se le aziende non riusciranno a ridurre il proprio impatto e la propria dipendenza dalla Natura, si esporranno a rischi operativi, normativi e reputazionali.
- I brand della moda non possono permettersi di ritenere le azioni a favore del clima separate dagli interventi di conservazione e rigenerazione della Natura. Piuttosto che cercare di ridurre le emissioni di carbonio in maniera isolata, le imprese dovrebbero puntare a limitare gli impatti e la dipendenza dalla Natura per aumentare la resilienza delle proprie attività e preservare le risorse limitate del pianeta.
- Integrando la Natura nelle proprie strategie, le aziende della moda possono rafforzarsi in vista dei futuri shock ambientali e creare un modello di business più resiliente.
La Natura è da tempo una ricca fonte di ispirazione per il comparto della moda. Eppure molti sembrano ignorare i vari modi in cui le loro attività mettono a rischio la Natura e, di conseguenza, il business. Dalle fibre intrecciate nei tessuti al suolo usata per la produzione delle stesse, il successo dell’industria della moda è intrinsecamente legato alla salute degli ecosistemi del nostro pianeta.
E se la chiave per una moda a prova di futuro consistesse proprio nel proteggere e salvaguardare la Natura?
In che modo la Natura sostiene la Fashion industry
In quanto industria, cultura e sistema, la moda ha una stretta interdipendenza con la Natura, specialmente negli ambiti della biodiversità, delle risorse idriche e dell’utilizzo del suolo.
+ Biodiversità
Il settore della moda e degli articoli sportivi fa leva sulla biodiversità sia per le materie prime utilizzate nei prodotti – come cashmere, cotone, pelle, viscosa e lana – sia per gli imballaggi. A causa dell’aumento della monocoltura e delle relative rese dei raccolti, abbiamo assistito a un declino del numero di specie utilizzate nella produzione. Anzi, si stima che la biodiversità stia diminuendo a un ritmo 1000 volte superiore a quello Naturale. Questo non solo riduce la diversità genetica e rende i sistemi agricoli meno resilienti alle minacce ambientali, ma incrementa anche la dipendenza del settore dalle specie rimanenti per compensare questo vuoto.
E benché le fibre naturali rappresentino per loro Natura un rischio per l’ecosistema naturale, ciò non significa che i settori a elevato utilizzo di materiali sintetici, come l’industria degli articoli sportivi, siano esentati dalla definizione di una strategia ambientale. È cruciale affrontare problemi come la dispersione delle microplastiche, il consumo idrico e la biodegradabilità.
+ Risorse idriche
La qualità e la disponibilità dell’acqua sono ancore di salvezza sia per gli ecosistemi sia per la moda, poiché l’industria consuma oltre 79 trilioni di litri di acqua ogni anno. Dall’irrigazione delle colture ai processi di tintura, la dipendenza del settore dall’acqua è molto articolata.
La produzione e la lavorazione di colture come il cotone dipendono in notevole misura dall’acqua. Una gestione inadeguata delle risorse idriche accentua la scarsità d’acqua, poiché le acque superficiali e sotterranee impiegate per irrigare i campi di cotone comportano una perdita di acqua dolce.
Secondo Material Exchange, l’industria della moda è il secondo maggiore consumatore di risorse idriche a causa dei materiali impiegati per decolorazione, tintura, finitura, ammorbidimento, filatura e coltivazione. Purtroppo, durante questi processi, gran parte dell’acqua viene contaminata da sostanze chimiche che, spesso smaltite in modo improprio, inquinano le nostre già scarse riserve idriche e contribuiscono al degrado degli ecosistemi acquatici.
+ Utilizzo del suolo
La sovrapproduzione nel settore dell’abbigliamento ha un effetto intenso anche sul degrado dei terreni e sulla deforestazione: la coltivazione, il pascolo degli animali e gli impianti di produzione richiedono tutti un considerevole utilizzo del terreno.
La produzione di pellame e viscosa contribuisce in modo significativo alla deforestazione di diversi ecosistemi, tra cui l’Amazzonia. Ogni anno vengono abbattuti circa 200 milioni di alberi per sostenere la produzione di fibre di viscosa e molti di questi provengono da foreste secolari a rischio, anziché da piantagioni gestite. La deforestazione e il degrado del suolo comportano erosione, impoverimento del terriccio fertile superficiale e riduzione della produttività del terreno.
L’industria dell’allevamento utilizza circa l’80% dei terreni agricoli del mondo. Lo sfruttamento eccessivo dei pascoli per il bestiame necessario alla produzione di lana e cashmere influisce anche sull’equilibrio delle specie vegetali, con un aumento delle piante erbacee e una diminuzione di alberi e arbusti legnosi, che influenzano la biodiversità delle specie e dell’ecosistema. Parte delle praterie in Mongolia è già stata depauperata da pratiche di sovrapascolo per il cashmere. Inoltre, la mancata risoluzione di questi problemi nel settore della moda potrebbe comportare discontinuità nella catena di fornitura, aumento dei costi, rischi normativi e danni d’immagine.
Cos’è la moda senza la Natura?
Il rapporto tra moda e Natura deve trasformarsi da estrattivo a reciproco: la Natura fornisce le risorse che sostengono il settore e, in cambio, quest’ultimo deve adottare misure volte a proteggere e ripristinare gli ecosistemi. Se le aziende non riusciranno a ridurre il proprio impatto e la propria dipendenza dalla Natura, si esporranno a rischi sul piano dell’operatività, della compliance normativa e della reputazione.
+ Resilienza della catena di fornitura
Le perturbazioni dell’ecosistema possono rivelare vulnerabilità nella catena di fornitura di un’azienda. Problemi nella pianificazione e nelle scelte di value chain, quali approvvigionarsi esclusivamente da regioni soggette a instabilità ambientale espone le aziende a rischi quali volatilità dei prezzi, difficoltà di approvvigionamento e compromissione della qualità dei prodotti. Ad esempio, molte aziende del segmento lusso preferiscono fibre di cotone più lunghe, che possono essere prodotte solo in alcune regioni. La crisi del clima e della biodiversità possono comportare una qualità inferiore del cotone a causa dei cambiamenti della temperatura e della riduzione degli impollinatori. Questo può avvenire anche per le materie prime di origine animale, poiché l’aumento delle temperature può comportare qualità inferiore nella lana, ad esempio.
+ Costi ed efficienza operativa
Le discontinuità di carattere ambientale, dalla scarsità d’acqua agli eventi meteorologici estremi, possono comportare un aumento dei costi di produzione e una diminuzione dell’efficienza operativa. L’aumento dei costi delle materie prime, dell’energia e dello smaltimento dei rifiuti esercita una crescente pressione sui margini e dimostra come le prassi convenzionali a elevata intensità di risorse siano insostenibili a livello sia ambientale che economico. Il modello lineare di produzione, consumo e smaltimento è una strategia senza via d’uscita a fronte dell’aumento nei costi delle risorse e dei potenziali interventi normativi volti a contrastare ulteriori impatti ambientali.
+ Innovazione e preparazione agli scenari futuri
La lungimiranza è una delle caratteristiche peculiari dell’industria della moda, ma trascurare l’importanza dei temi legati alla Natura è in netto contrasto con una cultura dell’innovazione. Assumere un atteggiamento esclusivamente reattivo nei confronti della Natura non farà altro che mettere la moda sulla difensiva, esponendo le attività di business a vari rischi e impatti ambientali. Gli investimenti negli ecosistemi rigenerativi e l’adozione dei principi dell’economia circolare sono essenziali per restare competitivi in un mercato in rapida evoluzione, plasmato da consumatori sempre più attenti all’ambiente.
+ Conformità normativa
I governi di molti Paesi e gli organismi internazionali stanno riconoscendo l’urgente necessità di normative ambientali più restrittive. All’inizio di quest’anno, l’Unione Europea ha adottato il Regolamento UE sulla deforestazione, che impone alle aziende di rispettare tre condizioni per contribuire a ridurre al minimo il rischio di deforestazione e degrado forestale associato ai prodotti sul mercato europeo. Le aziende che non si allineano a questi standard in continua evoluzione rischiano conseguenze legali, sanzioni e danni d’immagine. La Direttiva CSRD è un altro esempio. Abbracciare la trasformazione sostenibile è fondamentale per il successo e la conformità nel lungo periodo.
Come può la moda sfilare in passerella assieme alla Natura?
Oggi, la riduzione delle emissioni di gas serra figura è un tema fondamentale nelle strategie di sostenibilità e nella definizione degli obiettivi. Ma non possiamo permetterci di ritenere le azioni a favore del clima separate dagli interventi di conservazione e rigenerazione della Natura. Piuttosto che chiedersi come ridurre la footprint in maniera isolata, le aziende dovrebbero porsi questa domanda: come possiamo ridurre il nostro impatto e incrementare la nostra relazione positiva con la Natura per migliorare la resilienza del business e preservare le risorse limitate del pianeta?
Per affrontare le interdipendenze e costruire un modello di business più resiliente, le aziende dovranno:
1+ Comprendere le inter-dipendenze
Malgrado storicamente al mercato sia mancato di un metodo standardizzato per quantificare gli impatti sulla biodiversità, alcuni solidi quadri di riferimento globali stanno rapidamente colmando questa lacuna.
Poiché gli effetti sulla Natura dipendono in misura notevole dal fattore geografico, le iniziative e gli interventi che risultano efficaci in un territorio, ecosistema o comunità non necessariamente funzionano altrove. Occorre iniziare valutando i propri portfolio che possono essere misurati su base regionale, poiché la biodiversità e le questioni legate alla Natura sono specifiche dal punto di vista geografico. Una volta acquisita una maggiore visibilità, le aziende possono raccogliere dati ambientali dai propri coltivatori o allevatori per prepararsi meglio al futuro. Questo può essere agevolato dalla partecipazione a collaborazioni di settore e iniziative collettive che promuovono una raccolta dati efficace. Si tratta di un punto di partenza decisivo per comprendere sia le dipendenze che i rischi associati.
2+ Affrontare e ridurre l’esposizione al rischio
Come si è detto in precedenza, affrontare le questioni e le dipendenze legate alla biodiversità richiede una prospettiva regionale. La Taskforce on Nature-related Financial Disclosure (TNFD) ha recentemente pubblicato una guida per le aziende che desiderano identificare le dipendenze, gli impatti, i rischi e le opportunità legati alla Natura utilizzando il framework di localizzazione, valutazione, analisi e preparazione LEAP (Locate, Evaluate, Assess and Prepare).
Anche la coalizione Science Based Targets Network (SBTN) ha rilasciato un quadro di riferimento per la definizione di obiettivi scientifici per la Natura. Questo approccio punta ad aiutare le aziende a intraprendere azioni immediate sulle tematiche legate alla Natura (come biodiversità, acqua dolce e uso del suolo), stimolandole a identificare le aree di impatto e le opportunità di cambiamento positivo.
3+ Effettuare un’analisi di scenario (dipendenze, opportunità, rischi)
L’analisi di scenario è uno strumento strategico che le aziende della moda possono usare per valutare sia i propri impatti che le dipendenze dalla Natura e per approfondire le strategie di adattamento ai futuri shock ambientali. Sviluppando scenari alternativi che rappresentano possibili futuri basati sulle variazioni dei fattori chiave, le aziende possono prendere in considerazione scenari che esplorano differenti opzioni di approvvigionamento, prassi di economia circolare e tecnologie innovative in grado di mitigare gli impatti ambientali. Possono quindi definire strategie su come adattare adeguatamente le proprie operation, le prassi della logistica e i prodotti offerti in modo da prosperare in ogni scenario e prepararsi al meglio per i momenti di incertezza.
4+ Adottare misure immediate
La definizione degli obiettivi e, idealmente, di una strategia regionalizzata può richiedere tempo, specialmente considerando ciò che occorre per assicurare l’ingaggio di tutti gli stakeholder e stabilire una visione comune. È fondamentale agire subito aderendo alle iniziative del settore e collaborando con aziende simili in programmi sul campo e con fornitori di fiducia per determinare un impatto a breve termine. L’incremento della tracciabilità delle materie prime è fondamentale per comprenderne gli impatti diretti sulla Natura. Mentre i brand si adoperano per migliorare la tracciabilità, dovrebbero iniziare ad affrontare gli impatti lungo le fasi del ciclo di vita su cui hanno acquisito visibilità. Ad esempio, anche se un’azienda ancora non conosce l’origine geografica del cotone che utilizza, può comunque adottare misure volte a limitare gli impatti del suo trattamento a umido, un fattore significativo dell’inquinamento e del consumo idrico.
5+ Alzare ancora l’asticella
In ultima analisi, i marchi della moda devono preparare il terreno per una trasformazione completa del loro modello di business, integrando la circolarità nei prodotti per prolungarne la vita ed evitare il più possibile l’uso di materie prime vergini. È importante ricordare che il consumo eccessivo è il primo ostacolo alla possibilità di garantire un futuro sostenibile per il pianeta e per lo stesso comparto.
L’industria della moda deve utilizzare la sostenibilità come la roadmap del proprio successo. Più che di un imperativo morale o etico, si tratta di una scelta aziendale strategica in linea con le crescenti aspettative dei consumatori, con i contesti normativi e con le pressioni esercitate sul nostro pianeta. Comprendendo e affrontando la propria dipendenza dalla Natura, le aziende della moda possono rafforzarsi in vista di futuri shock ambientali e costruire un modello di business più resiliente. L’appello è chiaro: abbracciare la sostenibilità e intraprendere un percorso di trasformazione olistica verso un futuro in cui moda e Natura coesistano armoniosamente.
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