Tutte le società quotate e le grandi società non quotate operanti in UE dovranno adottare la CSRD entro il 2029.
La rendicontazione ambientale, sociale e di governance (ESG) è fondamentale per mostrare l’impegno delle imprese verso la sostenibilità. E nel panorama aziendale odierno, è un imperativo strategico.
Tuttavia, nella gran parte dei mercati vi sono pochi e disomogenei regolamenti che attuano metriche e metodologie standardizzate, e questo causa dati incoerenti che ostacolano la comparabilità tra imprese e settori. Senza principi di rendicontazione chiari, le imprese sono libere di evidenziare i propri punti di forza e minimizzare le proprie debolezze. Il risultato? Investitori poco informati e accuse di greenwashing, due fattori che sul lungo periodo raramente aiutano le imprese.
L’Unione europea sta assumendo un ruolo guida per ovviare a queste carenze e codificare un principio che possa essere adottato in modo uniforme. Questo affinché le iniziative per la sostenibilità da parte delle imprese possano essere facilmente confrontate e le aziende che inseriscono fattori ESG tra i criteri di investimento siano in tal modo debitamente informate. Il 31 luglio 2023 la Commissione europea ha adottato i principi europei di rendicontazione di sostenibilità (European Sustainability Reporting Standards, ESRS) che dovranno essere utilizzati da tutte le società soggette alla direttiva relativa alla rendicontazione societaria di sostenibilità (CSRD).
L’atto delegato pubblicato adotta la versione finale degli ESRS ed è integrato dagli Allegati I e II, i quali definiscono i principi di rendicontazione di sostenibilità che le imprese devono utilizzare in conformità alla CSRD.
Cos’è la CSRD?
Nell’ambito del Green Deal europeo, la CSRD mira a valorizzare la rendicontazione di sostenibilità e la trasparenza vincolando le imprese a utilizzare principi comuni che semplifichino la valutazione del rendimento delle proprie performance di sostenibilità da parte di investitori, organizzazioni della società civile, consumatori e altri stakeholder. La direttiva impone a tutte le grandi imprese e società quotate, ad eccezione delle microimprese quotate, la comunicazione delle informazioni sui rischi e le opportunità per la propria impresa derivanti da problemi sociali e ambientali e sull’impatto delle proprie attività su persone e ambiente.
Le informazioni devono essere comunicate nel rispetto degli ESRS, che sono stati adottati dalla Commissione attraverso atti delegati mirati a definirne il contenuto e, ove possibile, la struttura per la presentazione delle informazioni. L’atto delegato relativo agli ESRS sarà trasmesso al Parlamento e al Consiglio dell’Unione europea per un periodo di controllo di due mesi, e l’implementazione per alcune imprese è prevista per l’esercizio finanziario 2024.
La CSRD sostituisce e si basa sulla direttiva relativa alla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario (Non-Financial Reporting Directive, NFRD) esistente, per rafforzare e semplificare i requisiti di rendicontazione di sostenibilità. La NFRD difettava di importanti dettagli per investitori e stakeholder, pertanto rendeva difficoltoso il confronto fra resoconti aziendali e creava incertezza sulla loro affidabilità ed efficacia. Per dare credibilità al settore degli investimenti verdi, gli investitori necessitano di informazioni affidabili sull’impatto ambientale delle imprese (e sulle loro strategie per ridurre questo impatto in futuro), al fine di indirizzare i fondi in modo adeguato verso iniziative correlate alla sostenibilità.
L’estensione dell’ambito di applicazione della CSRD rispetto alla NFRD ha lo scopo di ridurre il greenwashing delle imprese, nonché comunicare in modo completo e concordato le tematiche ESG. La CSRD mette inoltre sullo stesso livello rendicontazione di sostenibilità e rendicontazione finanziaria, con la richiesta che le informazioni sui rischi per la sostenibilità siano più facilmente fruibili dal pubblico.
Cosa impone la CSRD?
La finalità principale della CSRD è fornire agli stakeholder interessati, compresi investitori, consumatori e decisori politici, informazioni di carattere non finanziario confrontabili per valutare i rischi aziendali relativi al cambiamento climatico e altre questioni ESG. Poiché le imprese dovranno redigere le rendicontazioni attenendosi a un quadro comune, gli stakeholder avranno accesso a informazioni più chiare, confrontabili e affidabili.
Le imprese dovranno innanzitutto comunicare un quadro generale della propria struttura legale e strategica per poi approfondire il loro percorso di sostenibilità. Tuttavia, alcune tematiche ESG sono più rilevanti per alcune imprese e settori rispetto ad altre. Nel determinare le tematiche ESG che le imprese dovranno rendicontare, gli ESRS adottano una prospettiva di “doppia materialità”. Le rendicontazioni devono includere anche le strategie aziendali di mitigazione e adattamento ai rischi ESG, a seconda dei risultati della valutazione della doppia materialità.
Le informazioni segnalate devono includere prospettive a breve, medio e lungo termine, ove possibile. La rendicontazione deve essere integrata nell’ambito di un rapporto di gestione aziendale anziché essere pubblicata come relazione annuale separata e deve essere in formato digitale standardizzato, in modo che possa essere facilmente confrontata con quella di altre imprese.
Cos’è la doppia materialità?
La CSRD sottolinea l’approccio della doppia materialità come fase cruciale per la conformità e impone alle imprese di eseguire una valutazione che consideri sia l’impatto concreto delle attività dell’impresa sulla società e sull’ambiente sia il modo in cui le questioni ESG incidono materialmente sull’impresa.
A seconda dei risultati della valutazione della materialità di un’impresa, la rendicondazione ai sensi della CSRD dovrà includere una serie di questioni ambientali oltre al clima, tra le quali inquinamento, acqua, biodiversità e uso delle risorse naturali, nonché temi sociali e di governance.
Termini chiave
Doppia materialità → Approccio che comprende sia il modo in cui le questioni in materia di sostenibilità creano rischi e opportunità finanziarie per un’impresa (materialità finanziaria) sia l’impatto dell’impresa su persone e ambiente (materialità dell’impatto).
Materialità finanziaria → Una questione di sostenibilità ha un impatto o, presumibilmente, potrebbe avere un impatto (positivo o negativo) su un modello aziendale, sul flusso di cassa, sul valore dei ricavi o sul valore dell’impresa.
Materialità dell’impatto → Un’attività aziendale ha un impatto effettivo o potenziale (positivo o negativo) sulle persone o sull’ambiente nel breve, medio e lungo termine.
Mitigazione e adattamento
Oltre alla doppia materialità, le imprese devono comunicare le proprie strategie di mitigazione e adattamento ai rischi correlati alla sostenibilità. Le imprese dovranno descrivere il proprio modello e la propria strategia aziendale, un calendario delle iniziative di sostenibilità, governance, impatti, rischi e KPI. Queste informazioni consentiranno a investitori e altri stakeholder rilevanti di tenere traccia dei progressi delle iniziative in materia di sostenibilità societaria.
Rendicontazione ai sensi della CSRD
La CSRD prevede che le informazioni sulla sostenibilità siano subordinate ad attestazione della conformità. I revisori legali delle imprese saranno obbligati a eseguire un’attestazione della conformità della rendicontazione di sostenibilità in collaborazione con un altro revisore o una società di revisione contabile indipendente. Le relazioni dei revisori devono essere integrate nella rendicontazione dell’impresa e allinearsi ad altre iniziative di normazione globali, come il regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (SFDR) e il regolamento sulla tassonomia dell’UE.
Non sono ancora disponibili informazioni su modalità e tempistiche con cui la Commissione europea comminerà sanzioni alle imprese che non rispettano la CSRD. Si presume, tuttavia, che saranno ingenti.
I principi di rendicontazione sono 12 e riguardano l’intera gamma delle questioni di sostenibilità, in linea con la proposta del Gruppo consultivo europeo sull’informativa finanziaria (European Financial Reporting Advisory Group, EFRAG):
Gruppo | Numero | Tema |
Trasversale | ESRS 1 | Prescrizioni generali |
Trasversale | ESRS 2 | Informazioni generali |
Ambientale | ESRS E1 | Cambiamenti climatici |
Ambientale | ESRS E2 | Inquinamento |
Ambientale | ESRS E3 | Acque e risorse marine |
Ambientale | ESRS E4 | Biodiversità ed ecosistemi |
Ambientale | ESRS E5 | Uso delle risorse ed economia circolare |
Sociale | ESRS S1 | Forza lavoro propria |
Sociale | ESRS S2 | Lavoratori nella catena del valore |
Sociale | ESRS S3 | Comunità interessate |
Sociale | ESRS S4 | Consumatori e utilizzatori finali |
Governance | ESRS G1 | Condotta delle imprese |
L’ESRS 1 (“Prescrizioni generali”) definisce principi generali da applicare per la rendicontazione, ma non stabilisce requisiti di comunicazione specifici. L’ESRS 2 (“Informazioni generali”) stabilisce le informazioni di base che devono essere fornite a prescindere dal tema della sostenibilità oggetto di considerazione. L’ESRS 2 è inoltre obbligatorio per tutte le imprese ai sensi della CSRD.
Tutti gli altri principi e i singoli obblighi di comunicazione (compresi gli elementi d’informazione in essi contenuti) sono soggetti a una valutazione della materialità. Le imprese dovranno riportare solo le informazioni rilevanti e potranno omettere le informazioni non rilevanti per il proprio modello aziendale e attività.
Quali imprese saranno interessate dalla CSRD e quando?
La CSRD si applicherà alle aziende quotate con sede nell’UE, insieme a tutte le realtà non quotate con sede nell’UE considerate “grandi”. Ovvero che hanno più di 250 dipendenti, un fatturato annuo di oltre 50 milioni di euro e/o un bilancio di oltre 25 milioni di euro.
Sono circa 50 000 le società quotate che dovranno conformarsi alla CSRD, sebbene l’implementazione iniziale preveda esenzioni. Tutte le società quotate che operano in UE dovranno adottare la CSRD entro il 2029.
Le imprese dovranno iniziare a eseguire la rendicontazione ai sensi degli ESRS secondo la seguente tempistica:
Esercizio finanziario 2024 → Le imprese soggette in precedenza alla NFRD (grandi società quotate, grandi banche e grosse compagnie assicurative con più di 500 dipendenti) nonché grandi società quotate non-UE con più di 500 dipendenti avranno l’obbligo di rendicontazione nell’esercizio finanziario 2024, con la pubblicazione della prima dichiarazione di sostenibilità nel 2025.
Esercizio finanziario 2025 → Altre grandi imprese, comprese altre grandi società quotate non-UE, avranno l’obbligo di rendicontazione nell’esercizio finanziario 2025, con la pubblicazione della prima dichiarazione di sostenibilità nel 2026.
Esercizio finanziario 2026 → Le PMI quotate, comprese PMI quotate non-UE, avranno l’obbligo di rendicontazione nell’esercizio finanziario 2026, con la pubblicazione della prima dichiarazione di sostenibilità nel 2027. Tuttavia, le PMI quotate possono decidere di non sottostare ai requisiti di rendicontazione per altri due anni. L’ultima data utile per iniziare la rendicontazione per una PMI quotata è l’esercizio finanziario 2028, con la pubblicazione della prima dichiarazione di sostenibilità nel 2029.
Esercizio finanziario 2028 → Inoltre, le imprese non UE con un fatturato superiore a 150 mio. di euro all’anno in UE e che hanno
(a) una succursale con un fatturato superiore a 40 mio. di euro
(b) una filiale che è una grande impresa
(c) una PMI quotata
in UE avranno l’obbligo di rendicontare l’impatto sulla sostenibilità a livello di gruppo di detta impresa non-UE a partire dall’esercizio finanziario 2028, con la pubblicazione di una prima dichiarazione di sostenibilità nel 2029. Principi separati saranno adottati specificamente per questo caso.
Oltre la CSRD
Sebbene la CSRD sia stata adottata dalla Commissione europea, avrà implicazioni a livello globale. Tutte le società quotate che operano in UE, anche con sede centrale al di fuori dell’UE, dovranno conformarsi alla CSRD, fattore che segna l’inizio della globalizzazione in fatto di rendicontazione di sostenibilità.
Molti altri Paesi hanno in programma l’elaborazione di regolamenti in linea con la CSRD o all’altezza delle sue ambizioni. Il Regno Unito, ad esempio, sta progettando la creazione di standard relativi all’informativa sulla sostenibilità (SDS) per la rendicontazione societaria sui rischi correlati alla sostenibilità, ponendo le basi per una legislazione futura sui temi della sostenibilità. Anche la Svizzera ha annunciato programmi per valutare l’allineamento alla CSRD. L’obiettivo finale è avere un quadro globale standardizzato per la rendicontazione di sostenibilità.
Cosa possono fare le imprese per prepararsi?
Sono previste cinque fasi che ogni impresa deve intraprendere per prepararsi alla CSRD:
Fase 1: sapere se e quando l’impresa deve conformarsi. Prima di fare programmi, occorre sapere se la propria impresa rientra nell’ambito della CSRD. In caso affermativo, è importante sapere in quale ambito specifico si rientra per potere stabilire con precisione la tabella di marcia.
Fase 2: esaminare la propria governance in materia di sostenibilità societaria o i ruoli e le responsabilità riguardanti la rendicontazione e comunicazione della CSRD nella propria organizzazione. Chi è responsabile? Chi deve essere coinvolto nella catena del valore? Che tipo di formazione e coinvolgimento è necessario?
Fase 3: iniziare ad affrontare la doppia materialità e a coinvolgere gli stakeholder interessati. Una valutazione della materialità può catturare varie prospettive sull’ESG e fornire informazioni importanti per impostare la rotta e stabilire dove può essere necessario un investimento futuro. La doppia materialità della CSRD (impatto finanziario e impatti ambientali e sociali) determina un raggruppamento di matrici delle tematiche ESG che le imprese possono utilizzare per verificare la conformità oppure garantire la trasformazione sostenibile.
Fase 4: individuare le lacune nei sistemi di raccolta e gestione dei dati. Cosa è attualmente oggetto di rendicontazione? Cosa non è attualmente oggetto di rendicontazione? Confrontare l’attuale quadro di sostenibilità (se presente) con i requisiti della CSRD e degli ESRS. Gli ESRS sono un quadro basato su altri quadri (GRI, TCFD, tassonomia dell’UE, ecc.); quindi se l’impresa sta già svolgendo le rendicontazioni non finanziarie sulla base di tali regolamentazioni, l’analisi delle lacune sarà più semplice.
Fase 5: identificare potenziali effetti finanziari, rischi di transizione e opportunità legate al clima. Se da un lato, ad esempio, la divulgazione dei dati sul cambiamento climatico non è obbligatoria, dall’altro è fortemente raccomandata. Se un’impresa decide che il cambiamento climatico non è un aspetto fondamentale e non redige alcun resoconto a riguardo, deve motivare questa decisione in modo dettagliato in base alla valutazione della materialità. Poiché il cambiamento climatico ha conseguenze sistemiche ad ampio raggio sull’economia, le imprese devono rendicontare le emissioni e gli obiettivi di riduzione dei gas a effetto serra (GHG) degli ambiti 1, 2 e 3. Se attualmente l’impresa non ha obiettivi di riduzione, sarà necessario comunicare quando questi programmi saranno elaborati.
È fondamentale non sottovalutare il lavoro da svolgere per conformarsi agli ESRS e iniziare a prepararsi ora per consentire all’impresa di avere successo con investitori, consumatori e i quadri normativi pertinenti.
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