As consumer preferences continue to gravitate towards transparent, sustainability-minded brands, it’s up to the cosmetics industry to start working with — not against — nature.
In sintesi:
- Negli ultimi quarant’anni, nell’industria cosmetica hanno sempre più preso piede i prodotti “naturali”, a partire dal successo di brand innovatori nel settore della bellezza sostenibile. Con l’aumento della domanda di prodotti a base di ingredienti naturali, le aziende hanno sempre più spesso scelto di sostituiresempre più ingredienti sintetici e di origine animale con alternative vegetali, posizionandosi come “naturali” agli occhi dei consumatori.
- Questo passaggio verso ingredienti di origine naturale non è privo di rischi, e anzi, può intensificare rischi ambientali e operativi. Per prosperare, le aziende cosmetiche devono ora gestire attivamente i propri impatti e dipendenze dalla natura.
- Lo scenario di mercato è cambiato: eventi climatici estremi, riduzione della disponibilità di terreni e normative più severe stanno influenzando l’approvvigionamento. Inoltre, i beauty brand rischiano di danneggiare la propria immagine se gli impatti legali alla loro catena del valore contraddicono le loro dichiarazioni in materia di sostenibilità.
- Con il futuro dell’industria in gioco, le aziende cosmetiche non possono più permettersi di ignorare la Natura. Deve diventare un pilastro della strategia aziendale, al pari di altre priorità e KPI.
- Integrando la Natura in tutte le funzioni aziendali e stabilendo sistemi di incentivi, le aziende cosmetiche possono innescare la trasformazione delle loro supply chain e dei modelli di business per un futuro resiliente.
Nonostante la crisi in corso e la lenta ripresa economica post-pandemia, il mercato cosmetico continua a crescere. Anche se non è immune alle recessioni, il settore sta trovando modi innovativi per connettersi con i consumatori e incrementare le vendite.
Una tendenza che si è rivelata particolarmente interessante è la crescente domanda di prodotti percepiti dai consumatori come “più puliti”, poiché derivati da ingredienti naturali. Tuttavia, l’aumento della pressione sugli ecosistemi potrebbe compromettere la disponibilità di risorse naturali e servizi all’interno delle supply chain del settore. Un problema che i vertici aziendali dovrebbero tenere seriamente in considerazione.
Il settore cosmetico dipende con forza dagli ingredienti naturali per sviluppare i propri prodotti, inclusi oli essenziali ed estratti vegetali. Con un numero crescente di consumatori alla ricerca di ingredienti naturali, la domanda di materie prime di origine naturale è esplosa.
Alcuni ingredienti, come gli oli essenziali, sono legati a pratiche di coltivazione sempre più industriali. Solo in Europa, le importazioni di oli vegetali per l’industria cosmetica sono aumentate del 12% all’anno in valore tra il 2018 e il 2022. Le implicazioni non riguardano solo il pianeta, ma anche le aziende. Con l’aggravarsi della crisi ambientale, si registrano riduzioni delle rese produttive, scarsità di risorse idriche, un calo dei tassi di impollinazione e una serie di rischi che minacciano la capacità del settore di mantenere stabile il proprio approvvigionamento.
Ora, la soluzione non è così semplice. Le fonti sintetiche comportano a loro volta una serie di impatti e sfide. In definitiva: se le aziende cosmetiche vogliono proteggere il proprio business, non possono permettersi di ignorare la Natura.
Gestire l’interdipendenza tra Natura e cosmetica
I cambiamenti negli ecosistemi causati dalle crisi climatica e della Natura stanno influenzando le condizioni di crescita di molti ingredienti. Ad esempio, il declino delle foreste di mangrovie – che svolgono un ruolo cruciale nella protezione delle aree costiere e forniscono servizi ecosistemici essenziali – sta direttamente influenzando la disponibilità di alcuni ingredienti comunemente utilizzati nei cosmetici. Eventi climatici estremi, cambiamenti nelle zone climatiche e una maggiore frequenza di siccità e inondazioni possono compromettere la produttività, interrompere le catene di fornitura e aumentare la volatilità dei prezzi. I raccolti scarsi di olive nel sud Europa, causati da ondate di caldo estreme e siccità, hanno portato a un aumento del 25% del prezzo dello squalene derivato dall’olio d’oliva, un ingrediente molto richiesto nei prodotti per la cura della pelle.
Con il futuro del settore strettamente legato alla salute degli ecosistemi, c’è una grande opportunità per le aziende di agire, anticipando, adattandosi e mitigando le loro pressioni sulla natura, trasformando i modelli di business per una maggiore resilienza. Se aziende e governi vogliono avere qualche possibilità di colmare il divario verso gli obiettivi di emissioni zero, dobbiamo tenere conto della Natura insieme alle emissioni di gas serra, poiché clima e Natura sono due facce della stessa medaglia.
La spinta verso la trasparenza e la sostenibilità ambientale nel settore cosmetico
I beauty brand sono sottoposti a un sempre maggiore controllo per quanto riguarda le prassi della catena del valore e l’approvvigionamento responsabile. I consumatori prestano attenzione a cosa utilizzano nei propri rituali di bellezza. C’è sempre più attenzione alla lista degli ingredienti dei prodotti, osservando dove e come sono stati ottenuti. Inoltre, la perdita della Natura, come le carenze idriche, è spesso più visibile e immediatamente percepibile rispetto agli effetti più ampi del cambiamento climatico. Questo interesse crescente – non solo da parte dei consumatori, ma anche della società civile e degli investitori – rende ancora più urgente affrontare l’impatto ambientale dei prodotti cosmetici, siano essi realizzati con ingredienti sintetici o naturali. I brand che compiono azioni in contrasto con le loro dichiarazioni di sostenibilità rischiano di danneggiare la propria immagine.
Improntata al Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework – adottato dai Paesi delle Nazioni Unite per invertire la perdita di biodiversità entro il 2030 – la nuova regolamentazione che affronta i temi legati alla natura aiuterà a orientare il business. La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che richiede a tutte le aziende quotate attive nell’Unione Europea di divulgare informazioni sociali e ambientali più rigorose, oltre il cambiamento climatico, per includere requisiti di valutazione della biodiversità. Tuttavia, il lavoro non si conclude con la rendicontazione: le aziende non dovrebbero mai perdere di vista la necessità di sforzi concreti per implementare iniziative volte a ridurre gli impatti ambientali.
Parallelamente, nuovi framework di riferimento vengono sviluppati per aiutare le aziende a collegare la scienza e il processo decisionale aziendale e per comprendere cosa significhi allinearsi ai limiti del pianeta per la loro attività. I recenti obiettivi basati sulla scienza per la natura, lanciati dallo Science Based Targets Network (SBTN), permetteranno alle imprese di fissare obiettivi più ambiziosi e misurabili su clima e natura insieme. La Taskforce on Nature-related Financial Disclosures (TNFD) offre anche linee guida per la rendicontazione e l’azione sulle dipendenze, gli impatti, i rischi e le opportunità legati alla natura.
Finora, i progressi sono stati lenti in tutti i settori. La stragrande maggioranza delle aziende non misura affatto gli impatti sulla natura. Secondo gli ultimi dati della World Benchmarking Alliance, su oltre 800 grandi imprese di 20 settori analizzati, solo il 5% valuta e comunica come le loro operazioni influenzano la Natura. Mentre il 29% delle aziende riferisce riduzioni dell’uso dell’acqua o comunica l’uso dell’acqua in aree soggette a stress idrico, solo il 15% riporta metriche sugli inquinanti rilasciati e appena il 4% ha fissato obiettivi per ridurli.
L’industria cosmetica non può più ignorare la natura
Per l’industria cosmetica, ignorare la natura non è più un’opzione. E’ arrivato il momento che tutte le aziende, non solo alcuni frontrunner, facciano della natura il fulcro delle loro strategie di crescita.
Le aziende cosmetiche devono comprendere, identificare, anticipare, adattarsi e mitigare gli impatti e i rischi legati alla Natura. Questo richiede piani d’azione concreti e strategici, con obiettivi ambiziosi basati sulla scienza, che vadano ben oltre la semplice rendicontazione. Un impegno completo per un modello di business sostenibile, sia internamente che lungo la supply chain, che coinvolga partner, fornitori e clienti, aiuterà le aziende a intraprendere un percorso di trasformazione.
Identificare le vulnerabilità critiche legate alla natura per l’azienda e i suoi prodotti implica mappare le supply chain e comprendere dove risiedono queste criticità, come la dipendenza da specifici ingredienti naturali o processi ad alto consumo d’acqua. Riconoscere i punti critici è essenziale per sviluppare strategie mirate. Le mandorle, ad esempio, sono un ingrediente comune nelle formule per la cura della pelle, con l’85% della produzione globale concentrata in California. Con il lancio di nuove alternative vegetali al latte, la domanda, proveniente dal settore F&B, sta rapidamente superando l’offerta. Senza abbastanza api per impollinare i mandorli e con una crescente pressione sulle risorse idriche nella zona, le aziende affronteranno problemi significativi di approvvigionamento.
La sola rendicontazione non è sufficiente; le aziende devono fare della natura una parte integrante della strategia aziendale complessiva e del piano d’azione. Per costruire la resilienza, le aziende devono non solo riconoscere i propri impatti e dipendenze dalla natura, ma anche agire in modo proattivo per affrontarli. C’è bisogno di piani d’azione completi che diano priorità alla conservazione della biodiversità e delle risorse naturali lungo la supply chain, e questi piani dovrebbero fare parte degli obiettivi aziendali più ampi, assicurando che la protezione e il ripristino della natura siano un aspetto fondamentale dei processi decisionali a tutti i livelli dell’organizzazione.
Sviluppare piani d’azione per mitigare i rischi identificati e ridurre le dipendenze, in particolare supportando cambiamenti nelle pratiche lungo la supply chain. In una recente valutazione delle dipendenze da natura di un’azienda cosmetica globale, Quantis ha identificato tre ingredienti di origine vegetale senza sostituti naturali esistenti, vulnerabili alle sfide ambientali, che rappresentano il 20% delle vendite dell’azienda. Una volta identificate queste vulnerabilità, le aziende dovrebbero creare piani d’azione dettagliati per mitigare questi rischi. La priorità dovrebbe essere il supporto ai cambiamenti delle prassi di approvvigionamento per aumentare la resilienza, piuttosto che ricorrere a fonti alternative che potrebbero semplicemente trasferire gli impatti. Questo potrebbe includere, ad esempio, l’adozione d pratiche di agricoltura rigenerativa.
Per proteggersi ulteriormente dai rischi ambientali, implementare strategie di mitigazione del rischio raccomandate da organizzazioni come l’UNEP. Includendo, ad esempio, la diversificazione delle regioni di approvvigionamento per evitare il sovrasfruttamento di specifiche aree e l’investimento in colture resilienti al cambiamento climatico. Tali strategie non solo proteggono l’azienda dalle disruption della supply chain, ma promuovono anche pratiche agricole sostenibili.
Coinvolgere gli stakeholder interni tra i vari reparti per comprendere le azioni e leve prioritarie. Il coinvolgimento interno è fondamentale per promuovere l’adozione di pratiche sostenibili in tutta l’azienda. Coinvolgendo vari reparti come acquisti, operations, finance e le sedi locali, le aziende possono assicurarsi che la sostenibilità diventi una responsabilità condivisa.
Avviare conversazioni aperte per stabilire la trasparenza con gli stakeholder. Creare un dialogo trasparente e aperto con tutti gli stakeholder, inclusi clienti, regolatori e partner commerciali, è essenziale per costruire fiducia e responsabilità. Questa trasparenza concorre a promuovere sforzi collaborativi verso la sostenibilità.
Allineare i portafogli di prodotti alle condizioni operative e di consumo locali e rivedere il proprio modello di business. Di fronte alle crescenti sensibilità ambientali, le aziende cosmetiche devono offrire prodotti che siano non solo innovativi ma anche sostenibili. Ciò significa sviluppare portafogli di prodotti in armonia con le condizioni operative locali e i limiti planetari. Tuttavia, il lavoro non finisce qui. Le aziende cosmetiche possono pensare in grande riguardo ai loro modelli di business, esplorando modi per disaccoppiare la crescita dall’uso delle risorse e modificando la domanda dei consumatori.
Con le preferenze dei consumatori che continuano a spostarsi verso marchi trasparenti e orientati alla sostenibilità, spetta all’industria cosmetica iniziare a muoversi per collaborare con la Natura. Integrare la Natura al cuore delle strategie aziendali è l’unico modo in cui l’industria può migliorare efficacemente la propria resilienza di fronte alle crisi climatiche e naturali, garantendo la propria sostenibilità a lungo termine.
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